E’ stato per me determinante l’aver frequentato fin da bambina lo studio di Ilario Fioravanti, architetto artista di Cesena. Qui ho avuto il primo contatto con la creta, una materia a lui congeniale.
Da un po’ di tempo, lavorare la creta è diventata per me una cosa importante. Mi conforta molto il fatto che artisti di consolidata esperienza mi incoraggino a continuare e a migliorare questo lavoro .
Mi sono dedicata, in particolare, alla ceramica Raku, una tecnica affascinante di origine giapponese. La cottura è rapida, shockante l’estrazione dal forno dei pezzi ancora incandescenti; importante è l’intervento su di essi con segatura, foglie, trucioli, che provocano particolari riflessi ed effetti, fino al brusco raffreddamento in acqua.
Ancora di più nella cottura Raku la magia dei quattro elementi - terra, aria, acqua, fuoco - si manifesta e si rinnova. Ogni volta che cuocio, è una sorpresa. I risultati non sono sempre quelli aspettati: c’è anche casualità, rischio, difficoltà. Non a caso T. Mann ha scritto: “un artista nel suo intimo è un avventuriero”.
Tutto ciò è stimolante e mi spinge ancor di più a sperimentare: ciò che si fa diventa prezioso per la sua unicità, irripetibile come l’immagine di un sogno. Utamaro diceva: “dipingete i vostri sogni finchè siete capaci di sognare”.Del resto la conoscenza del lavoro di artisti come Burri e Fontana indica la strada per trasformare materie vili in fascinosi elementi di poesia visuale
Argilla e azzurrità, azzurro e argilla che vuoi di più? Socchiudi gli occhi per vedere
meglio, come un miope scià la pietra di turchese,
il libro delle sonore argille, la libresca terra,
il libro putrefatto, la diletta argilla
che ci tormenta come musica e parola.
(Osip Mandel’ stam "Viaggio in Armenia" 1930)